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[POST] Valle Cannobina: tra vecchie storie di santi e contrabbandieri

[POST FACEBOOK DEL 6 GIUGNO 2021]

Con un articolo pubblicato su un numero recente (nov. – dic. 2020) del periodico mensile Fiamme Gialle dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, il finanziere Maresciallo Maggiore Aiutante Stefano Mura, oggi in congedo, e fino allo scorso anno Presidente della Sezione ANFI di Domodossola, racconta la sua esperienza a Spoccia ai primi anni `70. È una testimonianza di rapporti cordiali con la gente del posto, dove ricorda nomi di persone e episodi che fanno trasparite la sua nostalgia per quest’esperienza di lavoro in un territorio non facile.
Il fenomeno degli spalloni e finanzieri è ormai solo un ricordo lontano che però non deve essere dimenticato, perché fa parte della nostra storia e dei rapporti umani che hanno caratterizzato la vita del nostro territorio.

Chi percorrendo l’antica strada mulattiera che porta il nome dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, giunto a Spoccia volesse inerpicarsi per una piccola deviazione verso la cappella di Lego incontrerebbe già dopo pochi minuti un vecchio edificio ormai abbandonato da anni e assediato dalla folta vegetazione (Foto 1).
E’ quanto rimane della caserma della finanza eretta nei primi anni ’60 appena sopra Spoccia (Foto 2 di fine anni ’80). Un edificio un po’ imponente (per la zona), con tanto di annesso eliporto, che però ospitò non più di 6-7 finanzieri.

Nella seconda metà del secolo scorso, con l’apertura della Svizzera ai lavoratori frontalieri e la possibilità di occupazione nelle fabbriche di Verbania, si assistette all’abbandono della vita contadina di montagna. Il contrabbando degli spalloni iniziò a scemare e ai primi anni ’80 la caserma di Spoccia fu abbandonata dai militi lasciando spazio al degrado dell’edificio.
In realtà in cannobina si ricordano altre più antiche caserme a Orasso (all’Airetta), a Cavaglio e nella stessa Spoccia. Nei primi anni del secolo scorso, avevano pure una postazione estiva anche all’alpe di Spoccia in una baita presa in affitto per essere più vicini alla frontiera.

A detta dei vecchi il contrabbando era praticato da tempi lontani, più o meno in quasi tutte le famiglie, anche da molte donne.
Era un mezzo per fare qualche soldo che non ha mai arricchito nessuno ma che permise a molte famiglie di rendere meno stentata la vita di allora.
I prodotti oggetto di contrabbando erano: il caffè, lo zucchero, le sigarette e, nei periodi duri, anche sale e riso, pneumatici, radio, ecc.. Il carico era costituito da una "bricolla" che poteva arrivare fino a 25 Kg e che veniva portata a spalla in più tappe da Pallagnedra o Brissago a Ghiffa passando da itinerari impervi e pericolosi (vedi le rocce del Gridone nell’ultima foto) riservati solo ai contrabbandieri e che fecero anche delle vittime. Il contrabbando veniva praticato in tutto il periodo dell’anno e chiaramente l’inverno era la stagione più insidiosa e pericolosa. Normalmente la finanza aveva delle postazioni fisse che i contrabbandieri conoscevano e dalle quali stavano ben alla larga.

I rapporti tra le guardie di finanza e gli uomini erano spesso di conflittualità anche a causa delle attenzioni che i finanzieri riservavano alle ragazze, e che quest’ultime non disdegnavano. Ma poi tra la popolazione e le guardie, pur consapevoli di avere ruoli contrapposti, esisteva anche una convivenza cordiale. Nell’annuale festa del corpo della finanza, venivano invitati anche persone del paese, un tempo solo uomini che avevano ricevuto particolari meriti di guerra. I finanzieri provenivano quasi tutti da zone molto povere, e sono sicuro che qualche volta avranno chiuso un occhio nei confronti di gente altrettanto povera che infrangeva la legge per combattere la miseria.

 

Testo e foto di G. Dellamora e Alberto Bergamaschi

 

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