[POST] Un decreto che fa bene anche alla cultura

[POST FACEBOOK DELL'8 NOVEMBRE 2021]

I boschi, in fase di rapida espansione, coprono ormai il 40 % del territorio. L’abbandono della montagna favorisce l’espansione del bosco in aree un tempo abitate o destinate ad attività agrosilvopastorali: alpeggi, prati, pascoli.

È così che il bosco, abbandonato alla propria naturale invasività, assedia sempre più ma anche custodisce preziose testimonianze storiche, artistiche e culturali della trascorsa civiltà rurale. Tra queste ciò che rimane di antichi edifici o strutture architettoniche perfettamente integrate con l’ambiente e tuttora capaci di trasmetterci preziose informazioni.

La protezione e la salvaguardia di questo patrimonio culturale passa dunque anche attraverso la regolazione e il governo del bosco, finalizzato oltre che alla cura anche alla prevenzione degli incendi, ormai legati non solo a fatti dolosi e di incuria, ma anche al cambiamento climatico.

Buona notizia dunque la conversione in legge del decreto incendi (3 novembre 2021), finalizzato tra l’altro al miglioramento delle capacità tecnologiche di previsione, prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi, attraverso varie misure che dovranno essere coordinate fra stato, regioni e comuni, e lo stanziamento di risorse. È previsto un DPCM per un Piano nazionale di coordinamento.
Soprattutto servirà a contrastare le conseguenze dell’abbandono delle attività di cura del bosco, anche attraverso l’indispensabile coinvolgimento delle comunità locali che conoscono bene il territorio, e il contesto ecologico e sociale in cui è inserito il bosco.
Dunque protezione e regolazione del bosco significa non solo legname, protezione dal dissesto idrogeologico, assorbimento di co2, ma anche salvaguardia del nostro passato culturale.

FOTO 1:
Edicola votiva, annerita dall’incendio della scorsa primavera, edificata (XVIII-XIX sec.) a ricordo della caduta dalla mula di Carlo Borromeo in visita pastorale in Valle Cannobina nel 1574: “… la mula cadde sotto, con pericolo evidente di precipitarvi; fu però tenuto un miracolo l’essersi salvato con la cavalcatura senza nocumento alcuno” (da Vita di San Carlo Borromeo (1610) citato da G. M. Grandazzi, 1798)

 


Testo e foto di Alberto Bergamaschi

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